31 luglio 2007

Nomi... e Cognomi?

In Italia, i nomi non significano una cippa.

Così, può succedere che una persona di sinistra come me, impegnata a studiare e lavorare e senza tanto tempo per guarda la TV (francamente disgustata da tutti 'sti culi e 'ste tette dappertutto - nonostante la mia inclinazione sessuale), pensi ingenuamente che il Partito Democratico sia, appunto, democratico.

Democratico nel senso greco del termine, "governo del popolo".

Che ci si aspetta dal Partito, appunto, Democratico? Ci si aspetta che, in quel partito, a governare sia il popolo e non i personalismi ai quali siamo abituati, a sinistra, da Lenin in poi; a destra, da Mussolini in poi, e, al centro, da De Gasperi in poi.

Allora dicevo, la democrazia, il governo del popolo.

Ci si aspetterebbe, dal Partito Democratico, che i suoi dirigenti venissero eletti dal popolo, e infatti c'è un'elezione il 14 di Ottobre 2007.

Chepperò è truccata, stante che due candidati (Pannella e Di Pietro) sono stati giudicati inidonei e altri 3 sono stati estromessi per via di qualche codicillo sul numero di firme (eh sì perchè questi tre candidati - che io nemmeno conosco e sono sicura che come me in molti non conoscono- non hanno abbastanza macchina di partito da portare abbastanza pecoroni a firmare).

Tengo a dire e ribadire che nessuno dei due signori di prima mi rappresenta, principalmente perchè Pannella - da bravo italiano - ha fatto più giravolte delle frittelle alla mela della mia cara nonnina Livia, e perchè Di Pietro - da bravo italiano - è giustizialista e colpevolista.

Ma siccome anche se sono di sinistra ho ancora un filo di pensiero critico (strano eh?), ho indagato sulle motivazioni del Comitato Centrale - ahem, pardon - dell'Ufficio Tecnico-Amministrativo.

Udite udite, il problema è la lealtà al partito.

Del resto, ci hanno anche fatto fuori Trotzky (e non solo lui) con la scusa della lealtà. Ultimamente c'è morto anche quel pover'uomo di Alexander Litvinenko, pace all'anima sua, di mancanza di lealtà. E come loro ci han rimesso in molti, sempre per lo stesso motivo. Stava per rimetterci anche mio nonno Espero, prima che il suo cuore se lo portasse via lui così, in una mattinata di Marzo.

Qualcuno obbietterà che è un malcostume russo, non italiano.

Forse.

Ma il fatto di cambiare nome senza cambiare sostanza è tutta nostra è tutta virtù italica!

E se non ci credete leggetevi il Gattopardo.